lunedì 4 settembre 2017

L'alimentazione nella Sindrome di Gilbert


La Sindrome di Gilbert è una condizione legata ad un difetto enzimatico congenito, della cellula epatica, nel metabolismo della bilirubina, con conseguente aumento della stessa, quasi esclusivamente nella sua forma indiretta
E’ una situazione piuttosto diffusa, ed il più delle volte, la scoperta è casuale (in corso di esami di routine o effettuati per altri motivi) perché non vi è quasi mai una sintomatologia manifesta, anche se a volte, può essere notato, dai più attenti, un leggero colorito giallastro delle sclere.
Quindi non siamo di fronte ad una vera e propria patologia, ma ad un “affaticamento” metabolico di un fegato sano, tanto che tutti gli altri parametri ematologici di funzionalità epatica, sono nella norma.
Le cause di aumento della bilirubina sono da ricondurre tutte a situazioni in grado di creare stress fisico e/o psichico, quindi in considerazione delle condizioni e dei ritmi di vita che molti di noi sostengono diventa di fondamentale importanza sapere come cercare di arginare il problema.
Con un’attenta alimentazione è possibile far fronte a quelle che sono le implicazioni legate a questo difetto di produzione della bilirubina ed all’aumento in circolo della forma non coniugata, difficilmente eliminabile.

La prima regola da rispettare è non saltare mai i pasti: in seguito a periodi di digiuno o drastiche diete ipocaloriche, l’aumento della bilirubina è considerevole.
La cellula epatica, per espletare, senza problemi, tutte le funzioni metaboliche, ha bisogno di energia che ricava dagli zuccheri. Quindi altro punto fondamentale è assicurare un costante apporto energetico, con carboidrati ad ogni pasto, distribuiti tra zuccheri semplici, come quelli della frutta, e zuccheri complessi come quelli dei cereali, del pane o della pasta.
Dal momento che la maggior parte dei processi riparatori affidati al fegato, si svolgono durante la notte, nelle persone affette da Gilbert, è consigliabile inserire i carboidrati, sotto forma di primo piatto, nel pasto serale, meglio se a base di riso o altri cereali senza glutine o patate.
La carne o il pesce, proteine nobili di cui il fegato si giova, possono essere tranquillamente consumati a pranzo per non creare affaticamento digestivo serale.
Carboidrati ad ogni pasto, si, ma senza eccedere soprattutto nella quota di zuccheri semplici: eccessi di frutta, gelati o dolci.
Il terzo punto fondamentale è quello di stimolare la produzione di bile e favorirne la fuoriuscita.
A tal proposito è consigliabile l’uso di alimenti come cicorie, carciofi, cardo mariano, tarassaco e spezie come la curcuma ad azione coleretica e colagoga.
Tra questi, e non ultimo, va annoverato l’Olio extravergine di Oliva, che non va quindi lesinato, sia crudo , sfruttandone a pieno le proprietà, che cotto, inducendo un’azione contrattile della colecisti, con rapida immissione della bile in duodeno.
Articolo a cura della Dott.ssa Valeria Petrelli
Medico Chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Nutrizione
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